“Mettere le mani in pasta” ha molti significati, noi ovviamente abbiamo scelto quello letterale e: farina, acqua, sale, lievito e tante mani per mescolare e creare una sorta di magia: il pane! Questo è un progetto che abbiamo portato avanti qualche anno fa, quando, prima del Covid, potevamo stare vicini, intrecciare non solo gli ingredienti ma anche le dita. Abbiamo conociuto l’importanza delle materie prime che, se sapientemente utilizzate, possono fornire p rodotti importanti per la nostra vita. Ci siamo soffermati sulla lievitazione,ch e ha bisogno di un tempo lento e abbiamo quindi imparato ad attendere con p azienza e curiosità. Abbiamo inoltre percorso tutta la trafila del grano, come da chicco diventa farina, toccando e osservando le varie consistenze in un’esperienza sensoriale a tutto tondo. La soddisfazione di gustare il pane prodotto da noi è stata sorprendente: tutto un altro sapore!
In questa direzione abbiamo aderito al progetto: “L’orto a scuola”. Coltivare un orto a scuola è coltivare prima di tutto dei saperi che hanno a che fare con i gesti, con un apprendimento esperienziale che i bambini non sempre hanno modo di sperimentare. Inoltre è un’attività interdisciplinare adattabile ad ogni età, un'occasione di crescita in cui si accorcia la distanza tra insegnante e allievo e si impara condividendo momenti, oltre che metodo. Infatti nella scuola l’orto permette di “imparare facendo”, di sviluppare la manualità e il rapporto reale e pratico con gli elementi naturali e ambientali, di sviluppare il concetto del “prendersi cura di”, di imparare ad aspettare, di cogliere il concetto di diversità, di lavorare in gruppo e permette agganci reali con l’educazione alimentare e il cibo.
Dopo il lungo periodo di Covid che ci ha privato di abbracci e di esperienze di condivisione,abbiamo nuovamente aderito al progetto “teatro, musica e danza”. Con “amico flauto” abbiamo finalmente ripreso a suonare uno strumento: un nuovo compagno di avventure ci ha permesso di far vibrare note ed emozioni. Ci siamo trasformati nella “materi prima” che, con semplici soffi, può produrre una melodia, un "prodotto finito" creato dall'unione delle nostre dita, che ai muovono all'unisono.
Queste esperienze hanno stimolato la nostra voglia di condividerle in modo originale: in che modo “raccontare” e “riprodurre” le nostre emozioni e consapevolezze? Il modo migliore ci è sembrato quello di una vera e propria “rappresentazione” teatrale: mettere in scena le materie prime, i gesti, i suoni, le espressioni, “la cura” con cui abbiamo coltivato il nostro orto. Ci siamo trasformati in ortaggi e contadini con lo scopo di capire quale fosse il nostro compito nei confronti dell’ambiente e della natura. E abbiamo spiegato che il segreto per raccogliere i suoi frutti siamo proprio noi bambini che siamo gli unici che possiamo permetterci di “mettere le mani inpasta”!